Orticoltura sociale urbana
La terra che non c’è: un progetto di ricerca-azione nato nel 2020 a Milano, che vuole rispondere ai bisogni delle nuove povertà nei quartieri periferici delle metropoli dove agiscono fenomeni di speculazione e gentrificazione, dove il disagio sociale si è ulteriormente acuito a causa della pandemia da Covid-19 e della guerra in europa. Il progetto vive grazie a solide reti territoriali create da enti del terzo settore, capaci di costruire un’innovativa comunità orticola urbana formata da giovani e adulti volontari, anziani, disabili, di ogni etnia e cultura che a km zero, nella città a quindici minuti, producono ortaggi freschi per chi ha socialmente bisogno, innescando processi di dono alimentare, creando micro-economie solidali.
La terra che non c’è crea una forte relazione tra terreni esausti, abbandonati, contaminati o inattivi ed i cittadini attraverso la produzione di alimenti freschi, grazie al coordinamento scientifico del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia (DiSAA) Università degli Studi di Milano, che utilizza tecniche di coltivo fuori suolo innovative (in substrato o idroponica), realizzando orti-giardini che coinvolgono gli abitanti del quartiere attraverso processi di autocostruzione e di cura guidati dalla rete territoriale.
Gli orti-giardino de La terra che non c’è sono luoghi di presidio e di socialità, micro-economie che rafforzano la rete di solidarietà e di convivio nel quartiere, creando spazi di incontro intergenerazionale a scopo sociale e didattico, aperti e inclusivi, sempre più necessari in quartieri densamente abitati e degradati, che non offrono spazi liberi, di partecipazione e condivisione per le comunità.